La sfida ha un significato particolare per molti rossoneri
Atletico-Milan: un match matrioska. Dietro la partita, ce ne sono altre ancora più piccole, ma importanti per chi le gioca. C’è chi gioca per un rinnovo ancora in bilico, chi per dimostrare a tutti che la Champions è casa sua. Partite nella partita. Ecco per chi conta di più.
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Tatarusanu: il portiere vuole riprendersi lo scettro
Tatarusanu al riscatto: per lui è semplice capire quanto vale. Ai portieri gira così: se giochi bene dieci partite hai fatto il tuo, nessuno ricorda, ma al primo errore vieni massacrato. Nessuno dimentica. Proprio come Tatarusanu. Ora cerca riscatto. Anche perché dietro di lui c’è Mirante, preso in extremis per garantire a Ciprian un’alternativa affidabile, a livello di esperienza. Fino a qui ha giocato 8 partite, incassato 12 reti, e mantenuto la porta inviolata un’unica volta, a Torino. Il rigore parato a Lautaro, prima della sosta, l’aveva eletto re di giornata per una notte, scettro poi strappato via dopo l’errore con la Viola. E ora vuole riprenderselo.
In assenza di Tomori, Romagnoli si riprenderà il suo posto
Grande chance per il capitano Romagnoli. Manca Tomori? C’è lui. Contratto in scadenza per il centrale di livello. La questione rinnovo è nota, anche se le parole di Raiola non hanno escluso un eventuale prolungamento. Come ha affermato, lui vuole e può restare. Se ne riparlerà prossimamente, e intanto il centrale di Anzio si concentra. Contro l’Atletico, sostituirà l’inglese: vietato sbagliare. Pioli aveva preteso almeno 3 centrali di livello, per affrontare campionato e Champions. La risposta sono proprio loro: Kjaer, Tomori e Romagnoli. Proprio quest’ultimo, fino qui, ha giocato 11 partite per 722 minuti e otto di queste da titolare. Con la Viola è stato in panca per tutta la gara, reduce dal problema fisico prima del derby. A Madrid però si riprenderà il suo posto. Ora la cosa importante è il campo.
Il bivio di Kessie
Una cosa vera e che tra l’altro dicono tutti quanti: il Kessie di quest’anno è tutta un’altra cosa rispetto a quello della stagione scorsa. I tifosi sono un po’ delusi dal rendimento dell’ivorano, tant’è che alcuni scrivono che sembra suo fratello. Tra l’altro, a gennaio, sarà in Coppa d’Africa. L’anno scorso ha trascinato il Milan in Champions con 13 gol, 11 di questi su rigore, ed un ottima gestione della mediana. Lo chiamano il “Presidente”, perché in mezzo comanda lui. Ma da luglio a oggi non c’è stato alcun passo avanti. Uno scenario ormai noto, quello del Milan che non vuole sforare i 4 milioni all’anno. Ibra rappresenta l’unica eccezione. L’entourage ne chiede almeno 7, se non anche di più. Contro la Fiorentina è stato capitano per la prima volta. Che sia un segno? Forse, anche se va detto che Franck era il calciatore più “anziano” in campo.